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Foto: BEPPE © 2015
CASTELLO DI RACCONIGI
Fondato intorno all’XI secolo come casaforte nella Marca di Torino, il castello di Racconigi passò successivamente ai marchesi di Saluzzo e poi ai Savoia. L’originaria struttura fortificata con torri angolari fu trasformata nel corso del XVII secolo: nel 1670, in concomitanza con l’elevazione del castello a residenza dei Savoia-Carignano, André Le Nôtre progettò il giardino; nel 1676 Guarino Guarini intraprese una globale ristrutturazione dell’edificio, mai portata a termine. A partire dal 1755 i lavori furono ripresi dall’architetto Giambattista Borra per volontà del principe Luigi di Savoia-Carignano: a questa fase risalgono i padiglioni sul prospetto principale, il grande pronao di accesso, il salone caratterizzato dalla cosiddetta “loggia dei musici”, la sala di Diana e i gabinetti cinesi. Ma è con l’ascesa al trono di Carlo Alberto, principe di Carignano, che la residenza assunse il suo aspetto odierno: nel 1820 il giardiniere tedesco Xavier Kurten ridisegnò gli spazi verdi, mentre la decorazione e il riallestimento degli interni furono affidati all’architetto Pelagio Palagi, il cui gusto tra neoclassico ed eclettico è ben rappresentato da un ambiente di singolare fascino come il Gabinetto Etrusco. Contemporaneamente furono costruiti, ai margini del parco, gli edifici di servizio in stile neogotico delle Serre e della Margaria, destinata alla gestione agricola del territorio di pertinenza del castello. Col trasferimento della capitale da Torino a Firenze (1865) e poi a Roma (1871), i reali persero progressivamente interesse per il castello, almeno sino ai primi anni del XX secolo, quando il re Vittorio Emanuele III la elesse di nuovo a sede di villeggiatura. Il castello fu acquistato nel 1980 dallo Stato italiano. I sontuosi appartamenti sono testimonianza delle più significative fasi di trasformazione che il castello subì a partire dal XVII secolo e sino all’inizio del XX: stucchi, affreschi e arredi costituiscono un rilevante panorama del mutare del gusto della corte nel corso di circa quattrocento anni. I giardini e il parco mantengono intatto l’assetto ottocentesco, caratterizzato da un impianto di matrice romantica con corsi d’acqua, laghetti, grotte e monumenti. Dal settembre 2013, in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio, entra a fare parte del circuito di visita del Castello anche l'Appartamento di Ponente, dove sono state riunite le vedute che raffigurano il grande progetto di Filippo Juvarra per il castello di Rivoli. Aperto per la prima volta alle visite del pubblico, l'Appartamento fa parte dell'ampliamento voluto da Carlo Alberto e affidato all'architetto Ernesto Melano, che iniziò i lavori nel 1834. Da anni era utilizzato come deposito quadri ed arredi, e per l'apertura sono stati restaurati gli affreschi dei soffitti, opera del Bellosio, effettuati interventi alle tappezzerie storiche e messo a norma gli impianti. Ma il risultato più importante è stato il riunire i cinque grandi dipinti che fanno parte delle sei vedute prospettiche del castello di Rivoli, eseguite secondo i disegni progettati da Filippo Juvarra (il sesto dipinto, riprodotto fotograficamente in mostra, è esposto nel Palazzo Madama di Torino). Nel "teatro delle fabbriche" del re Vittorio Amedeo II, il Castello di Rivoli giocava il ruolo più importante perché immaginato come il prototipo di un moderno palazzo reale per un sovrano assoluto. Per presentare il grandioso progetto di rifacimento del castello messo in cantiere fin dal 1717, Filippo Juvarra commissionò sei vedute che ne illustravano le quattro facciate esterne, il salone e l'atrio con lo scalone in costruzione. Ne disegnò egli stesso gli scorci prospettici e ne affidò l'esecuzione agli specialisti più acclamati del suo tempo, i pittori Giovanni Paolo Panini, Marco Ricci e Andrea Locatelli, affiancati dal piemontese Massimo Teodoro Michela. Le vedute furono dipinte tra 1723 e 1725 e subito allestite nella "Camera delle prospettive", una sala dell'appartamento del re a Rivoli che Vittorio Amedeo II e Juvarra avevano fatto ornare di una decorazione a grottesche per evocare la Domus Aurea, la casa dell'imperatore. Nella prima tappa del suo Grand Tour in Italia nel 1728, in quella sala ebbe modo di vederle Montesquieu, il quale di fronte a quella straordinaria mostra di architettura poteva esclamare ammirato che "il progetto dei quattro lati dell'edificio sembra bellissimo". Di seguito, nei documenti del 1781 e del 1819, le vedute risultano presenti nel Palazzo Madama di Torino, mentre nel 1937 furono trasferite a Racconigi dal Principe di Piemonte, dove erano depositate in piccoli ambienti non accessibili al pubblico. A cinquant'anni dalla Mostra del Barocco Piemontese del 1963, quando Vittorio Viale riuscì ad esporre in Palazzo Madama soltanto i due dipinti di Panini, cinque delle sei vedute riunite nel 1937 sono ora presentate in mostra nell'Appartamento di Ponente. Completano l'allestimento opere collegate alla figura di Vittorio Amedeo II, come il piano di tavolo e il ripiano del cassettone che riproducono la pianta della cittadella di Torino durante l'assedio del 1706, di Lorenzo Bononcelli, ed una serie di ritratti ed arredi provenienti dai depositi del castello.
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